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LE GRANDI MOSTRE DEL ROVERELLA E DEL RONCALE (2023 – 2025)

ROVIGO _ Il Presidente Muraro annuncia Tina Modotti e Henry Toulouse Lautrec al Roverella, mentre il Roncale accoglierà “Il Conte e il Cardinale. I Capolavori della Collezione de Silvestri”, “Cristina Roccati.

La donna che osò studiare fisica” e “Antonio Cibotto e il gusto del racconto”.

Archiviata, con risultati estremamente soddisfacenti, “Renoir: l’alba di un nuovo classicismo”, mostra appena conclusa al Roverella, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo delinea il programma delle future mostre nelle due sue sedi espositive rodigine: Palazzo Roverella e il contiguo Palazzo Roncale. Il primo si conferma sede di eventi espositivi di livello e interesse internazionale, il secondo si qualifica come sede di approfondimento di vicende, personaggi e momenti della storia polesana.


“Un connubio ben rodato, che ha dimostrato di piacere sia ai polesani che ai turisti, sempre più attratti in città proprio dalle mostre”, afferma il Presidente della Fondazione professor Gilberto Muraro, ricordando i 73.198 visitatori di Renoir e gli oltre 12 mila di Milani. Mostra, questa seconda, che dopo una pausa estiva godrà di un secondo tempo, ricco di nuove proposte, dal 1° settembre al 5 novembre.


Il Presidente Muraro anticipa i programmi che Fondazione ha definito, e condiviso con il Comune di Rovigo, proprietario del palazzo, per le prossime stagioni espositive al Roverella: l’autunno, seguendo il filone molto apprezzato della grande fotografia, vedrà protagonista Tina Modotti. All’artista friulana-americana sarà dedicata – dal 22 settembre al 28 gennaio 2024 – un’ampia monografica curata da Riccardo Costantini con oltre 200 opere, la più grande rassegna mai proposta in Italia sulla fotografa.

La primavera del Roverella sarà riservata, come è ormai tradizione, ad una grande mostra internazionale. Dopo Kandinskij e Renoir, il protagonista sarà Henry Toulouse Lautrec (24 febbraio – 30 giugno 2024), con un’ampia monografica affidata a Jean-David Jumeau Lafond, a Fanny Girard, direttrice del Museo Toulouse Lautrec di Alby, e a Francesco Parisi.


Attraverso la puntuale ricostruzione di tutta l’opera dell’artista francese, verrà proposta un’affascinante panoramica sull’ambiente parigino fin de siècle, nel quale artisti realisti, impressionisti e simbolisti si incontravano, condividendo esperienze e momenti di vita quotidiana da trasporre poi nelle proprie opere. Verranno presentate anche opere mai esposte prima, nemmeno in Francia, e alla redazione del catalogo contribuirà anche il pronipote dell’artista.

“La Fondazione – anticipa il Presidente Muraro – ha già delineato anche il programma dei due anni successivi. Esso sarà annunciato non appena saranno perfezionati gli accordi con i musei prestatori internazionali”.

Dal Roverella al Roncale.

Tre le mostre che Fondazione ha in cantiere al Roncale. La prima, in ordine di tempo, sarà “Il Conte e il Cardinale. I Capolavori della Collezione de Silvestri”, (dal 1° dicembre 2023 alla primavera del 2024), da un’idea di Sergio Campagnolo e a cura di Alessia Vedova, in collaborazione con il Comune di Rovigo, l’Accademia dei Concordi e i il Seminario Vescovile. Presenterà un nucleo degli oltre 200 dipinti che il conte Girolamo e il fratello cardinale Pietro donarono a Rovigo, poi confluiti nella Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi e del Seminario Vescovile e solo in minima parte esposti. Ad essere raccontate in mostra saranno: la storia dell’illustre famiglia rodigina la singolare vicenda della suddivisione della “quadreria rifiutata”, le figure del Conte e del Cardinale e i loro atti di munificenza perché oltre alla quadreria e ad una importante collezione archeologica, hanno donato all’Accademia i 40 mila tra volumi e documenti della “Silvestriana”, alla città di Padova la Casa del Petrarca e alla Diocesi di Adria-Rovigo un ingente patrimonio da utilizzare per fini sociali.

 

L’autunno del ’24 e parte del ’25 saranno riservati alla celebrazione di “Cristina Roccati. La donna che osò studiare fisica”. Cristina Roccati (1732 – 1797) è la terza donna laureata al mondo. Si laureò in filosofia naturale all’Università di Bologna focalizzandosi soprattutto sulla fisica e sulle scienze naturali. Dopo la laurea bolognese decise di approfondire gli studi all’Università di Padova applicandosi alla fisica newtoniana. Fu chiamata dall’Accademia dei Concordi dove insegnò fisica e nel 1754 ne divenne Presidente. La vicenda della Roccati, il simbolo di quelle donne che nel Settecento andavano controcorrente, diventa il soggetto di una mostra-racconto.

 

L’ESA – l’Agenzia Spaziale Europea – ha, da parte sua, in progetto il lancio di un satellite nel nome della Roccati.

A cavallo tra il ’25 e il ’26, il Roncale proporrà “Gian Antonio Cibotto il gusto del racconto”, mostra curata da Francesco Jori, promossa in occasione del centenario della nascita dell’intellettuale rodigino. Giornalista, critico letterario e teatrale, scrittore che ispirò anche il cinema, Cibotto è stato uno straordinario conoscitore e interprete della sua terra e delle sue vicende, a partire dal racconto della grande alluvione del ’51. Rivivere la sua vicenda significa rivivere, con gli occhi di un poeta tenero e disincantato, storia e cronaca del Veneto, ma anche dell’intero Paese, dal dopoguerra alla fine del millennio.

 

“Questa programmazione pluriennale condivisa con il Comune di Rovigo, l’Accademia dei Concordi e il Seminario Vescovile, rafforza il ruolo di Rovigo come città di riferimento culturale per il Veneto e l’Italia. Consente agli operatori del turismo di avvalersi di iniziative di riconosciuta attrattività intorno alle quali ideare nuove proposte di promozione e riunisce l’intero “sistema città” intorno a progetti culturali condivisi e qualificanti”, chiosa il Presidente Muraro.

Tina Modotti

Tina Modotti. Il fuoco delle passioni. Al Roverella, la più ampia monografica mai proposta in Italia sulla leggendaria fotografa. 

Rovigo - Tina Modotti (1896/1942), dopo Robert Capa e Robert Doisneau, nel grande autunno della fotografia di Palazzo Roverella. L’appuntamento con la più leggendaria delle donne fotografe è, dal 22 settembre al 28 gennaio 2024, in una estesa monografica — più di 200 immagini insieme a filmati e documenti — curata da Riccardo Costantini con la collaborazione di Gianni Pignat e Piero Colussi. La mostra è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e si avvale della collaborazione di Cinemazero e della segreteria organizzativa di Dario Cimorelli Editore. 

Donna che non ammetteva barriere o limiti, Tina affrontò la vita con la grinta di pasionaria, forte di una bellezza che intrigava uomini e donne e di un talento che la condusse, dalla povera casa di via Pracchiuso 89 della natia Udine ad Hollywood, dove fu protagonista in tre film muti, e poi nella vivacità culturale di Città del Messico. 

Ad introdurla alla fotografia fu il grande fotografo americano Edward Weston, di cui fu modella e assistente, arrivando a costruire un suo personale percorso tematico e stilistico. Tina Modotti sperimenta l’uso della macchina fotografica, spaziando dalle architetture alle nature morte, per poi dedicarsi anima e corpo a raccontare la vita, il lavoro, la quotidianità dei ceti popolari, contadini e operai, cui lei sentiva di appartenere. 

L'esposizione documenta l’intera opera della Modotti facendo perno sulla ricostruzione dell’unica mostra da lei direttamente realizzata a Città del Messico, nel 1929, dove furono esposte una sessantina di opere oltre 40 delle quali saranno presenti in mostra. 

Tina Modotti partecipa alla vivacità culturale della città, frequenta lo scrittore John Dos Passos, l’attrice Dolores Del Rio e diventa amica di Frida Kalho e Diego Rivera, e di quest’ultimo fotografa i murales. 

Pablo Neruda colpito dalla morte improvvisa dell'amica, avvenuta la sera del 5 gennaio del °42 mentre in taxi tornava da una cena con amici, le dedicò un accorato epitaffio: “Tina Modotti, sorella non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa. Riposa dolcemente sorella. Sul gioiello del tuo corpo addormentato ancora protende la penna e l’anima insanguinata come se tu potessi, sorella, risollevarti e sorridere sopra il fango”. Questi primi versi di Neruda compaiono nel pantheon degli artisti della capitale messicana. Gli ultimi dell’epitaffio: “Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:/di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spumayd'acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,/la tua delicata struttura”, nella stele che alla Modotti è stata dedicata nella sua citià natale. 

L’opera di Tina Modotti fu per molti anni dimenticata fino alla sua riscoperta nell’occasione della mostra al Moma di New York, nell’inverno del 1977. Da quel momento la sua figura di donna intellettuale ed anticonformista, così come la sua opera fotografica, sono state oggetto di studi ed approfondimenti, confermandone il ruolo di grande protagonista del XX secolo. 

Il Conte e il Cardinale

Il prossimo appuntamento di Palazzo Roncale, sede espositiva della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, sarà con “Il Conte e il Cardinale. I capolavori della Collezione de Silvestri” (dal 2 dicembre 2023 alla primavera del 2024). La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con Comune di Rovigo, Accademia dei Concordi e Seminario Vescovile, nasce da una idea di Sergio Campagnolo ed è affidata alla curatela scientifica di Alessia Vedova. 

L'esposizione si propone di portare nuova luce alla singolare vicenda che occorse all’imponente collezione d’arte, e non solo, appartenuta al casato de Silvestri. Nel 1877, i due ultimi eredi — il nobiluomo Gerolamo e il fratello cardinale Pietro — legarono la quadreria di famiglia, per metà al Seminario Vescovile, e per l’altra metà al Comune di Rovigo e all'Accademia dei Concordi. Senza però stabilire cosa dovesse pervenire a chi. Il patrimonio da dividere tra le due istituzioni era imponente: oltre 200 opere. Un lascito che provocò una contesa al rovescio, dato che entrambi i co-beneficiari lottarono per “scaricare” all’altro il possesso della Collezione, considerandola troppo ingombrante e per nulla interessante. Il Seminario acquisì volentieri la collezione archeologica che i de Silvestri avevano lasciato insieme alla quadreria, mentre auspicarono che a farsi carico di quest’ultima fosse l’Accademia dei Concordi. Che era stata felicemente destinataria di un altro lascito della famiglia, la preziosissima Biblioteca Silvestrina, ricca di 40 mila documenti e volumi, tra cui capolavori unici come la trecentesca Bibbia Istoriata Padovana. Un'altra gemma del patrimonio, la Casa di Francesco Petrarca ad Arquà, i de Silvestri l’avevano già destinata al Comune di Padova, cui tutt'ora appartiene. 

Rifiutare il lascito, definito dall’esperto dell’epoca come “cose da bottega di rigattiere”, non si poteva, così, dopo lunghe diatribe, la gara a disfarsene venne salomonicamente risolta dai numeri: le opere con un numero di inventario pari andarono al Seminario Vescovile, quelle dispari all'Accademia. Benignità della sorte, alla recente confluenza della Pinacoteca del Seminario nella Pinacoteca dell’Accademia, la collezione smembrata è tornata unita; recuperando l’originaria unità a cui avevano aspirato i due illustri donatori. 

Perché tanta indifferenza per una così imponente collezione d’arte? A spiegarlo è la curatrice della mostra, Alessia Vedova: “Quella dei nobili de Silvestri è una tipica collezione privata dell’epoca: molte opere settecentesche o seicentesche, che al momento non erano particolarmente apprezzato, un buon numero di copie volute per scopo di studio o decorativo, ritratti, nature morte, piccoli paesaggi, opere devozionali. Nulla che veramente intrigasse gli Accademici o gli ecclesiastici”. 

“Un giudizio che agli occhi di oggi appare davvero miope. Basti pensare alle grandi opere trecentesche e quattrocentesche di Nicolò di Pietro e Quirizio da Murano, tra i capolavori della attuale Pinacoteca, alle tele di Mazzoni, Nogari, Pittoni, Pietro Della Vecchia, Giambattista Piazzetta, Pietro Longhi, Fra Galgario,,,” 

“Questa mostra — continua la curatrice — riaccende i riflettori sulla Collezione e ne fa oggetto di una importante campagna di studi, preceduta da una nuova campagna fotografica. A quasi 150 anni dalla donazione, si analizzerà e documenterà questo patrimonio in gran parte finito nei depositi. L'indagine scientifica di tutte le opere continuerà anche dopo la mostra e in questo lavoro sarò affiancata da altri specialisti universitari. Al termine di questa ricerca, immagini e schede scientifiche dell’intera collezione saranno rese disponibili on line. 

Un altro progetto riguarda la messa on line dell’intera Bibbia Istoriata, manoscritto miniato oggi suddiviso tra Rovigo e la British Library di Londra. 

La mostra proporrà al pubblico una selezione delle più significative opere della Collezione, ma com'è nella tradizione delle esposizioni di Palazzo Roncale, servirà anche a far conoscere al pubblico la storia del casato dei de Silvestri, presenti a Rovigo sin dal Ducato Estense. Non saranno indagate solo le figure dei due ultimi protagonisti ma anche quelle di altri membri di una famiglia che si è distinta per molti aspetti in città e nel Polesine. 

Naturalmente sarà presentata la vicenda del Cardinale Pietro, personalità di spicco nella Roma di metà Ottocento, momento cruciale per le sorti dello Stato Pontificio. Silvestri assunse l’incarico di seguire gli intessi dell’Impero Austroungarico presso il Soglio di San Pietro, salvo convincersi della necessità di unire Roma al nuovo Regno d’Italia, posizione naturalmente avversata dalla corte papale, al punto che alla sua morte non gli venne tributato alcun omaggio solenne. La sua salma venne silenziosamente tumulata al Cimitero del Verano e poi traslata nella tomba di famiglia a Rovigo. 

Con la morte del Cardinale, nel 1875, preceduta di un anno da quella del fratello, la famiglia si estinse. Il palazzo e i beni non diversamente assegnati giunsero infine al Vescovo di Adria e da essi prese vita il “Patronato-Scuola de Silvestri per le fanciulle povere”. Un esempio davvero unico di munificenza, che la mostra consente, per la prima volta, di approfondire e documentare.


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