· 

Brognara e Ventura. Due polesani nella liberazione di Trento

ROVIGO - Le straordinarie vicende di due polesani protagonisti della Grande Guerra raccontate nell'opuscolo illustrato realizzato dal CPSSAE. Le iniziative intraprese per commemorare il centenario della Grande Guerra (1915-18) hanno riacceso l’interesse per le tragiche pagine del primo conflitto mondiale, facendo emergere non pochi episodi sconosciuti o poco noti.

Tra questi, anche le straordinarie vicende di due polesani, tra i primi ad entrare a Trento alla vigilia della fine della guerra. Le loro storie e testimonianze oggi rivivono nell'opuscolo illustrato "3 novembre 1918 - Brognara e Ventura. Due polesani nella liberazione di Trento", frutto del lavoro di ricerca condotto dagli studiosi Raffaele Peretto e Alberto Burato. La pubblicazione, realizzata dal Centro Polesano di Studi Storici Archeologici ed Etnografici (CPSSAE), è impreziosita dai fumetti di Francesco Lucianetti e dall'appendice di Luigi Paparella. 

Tutto inizia dalle vicende che oltre un secolo fa coinvolsero il caporale della Brigata Acqui Vittorio Brognara, originario di Crocetta di Badia Polesine. Fu tra i primi ad essere accolto in una festosa Trento, appena abbandonata dalle truppe nemiche.


Il racconto di quei momenti storici, svelato ai familiari solo negli ultimi anni della sua centenaria vita, trovò spazio nei quotidiani a partire dal 1997 e, successivamente, fu impresso in un video che ancora oggi evidenzia commozioni e sofferenze del vecchio reduce. Anni dopo Raffaele Peretto, geoarcheologo e membro del consiglio direttivo del CPSSAE, pubblicò a riguardo un articolo sulla rivista Ventaglio novanta (n. 55 - luglio 2017), a cui fece seguito nel n. 60 - gennaio 2020 un bellissimo fumetto di Francesco Lucianetti, con testo di Brunello Gentile, edito con il Patrocinio del Comando Forze Operative Nord dell’Esercito Italiano. Ma la toccante testimonianza di Brognara andava tenuta viva con ancora più forza e, su invito di Raffaele Peretto, Francesco Lucianetti in seguito colorò le tavole dei suo fumetto. Entrambi desideravano pubblicare un opuscolo che esaminasse più in dettaglio le vicende storiche vissute dal fante polesano. Per l'attività di ricerca è stato coinvolto Alberto Burato, noto studioso delle due grandi guerre mondiali. Grazie al suo lavoro è emersa la presenza di un altro polesano tra i primi militari entrati a Trento il 3 novembre 1918: il cavalleggero Giacomo Ventura di Guarda Veneta.


Il contributo di Alberto Burato, focalizzato sull’esame delle azioni belliche dei reparti in cui i due militari prestarono servizio, ha così offerto lo spunto per creare un'appendice al fumetto.

Purtroppo Francesco Lucianetti è mancato nel luglio 2020, perciò il seguito dell’immaginario incontro tra Brognara e Ventura nelle strade di Trento è stato curato da Luigi Paparella con alcuni disegni acquerellati.

 

L'opuscolo “3 novembre 1918 - Brognara e Ventura. Due polesani nella liberazione di Trento”, edito da Fancy grafica Rovigo, raccoglie, oltre agli scritti di Alberto Burato e di Raffaele Peretto, il contributo storico di Lino Segantin, direttore editoriale del Ventaglio novanta, nonché il significativo ricordo di Nadia Brognara, nipote del fante Vittorio, E' stato realizzato dal CPSSAE con la collaborazione della stessa rivista Ventoglio novanta e dell’Associazione FLarte, divisione per l’arte di E-Sfaira cooperativa sociale. Gode del patrocinio del Comando Forze Operative Nord dell'Esercito Italiano, della Provincia di Rovigo, dei Comuni di Rovigo, Trento, Badia Polesine, Castelmassa, Castelnovo Bariano, Ceneselli, Guarda Veneta, Polesella, Fagnano Olona, di ASSOARMA Consiglio Nazionale Permanente delle Associazioni d'Arma-Consigli Periferici di Rovigo e di Varese.

Il fante Vittorio Brognara (da testo di Raffaele Peretto)

Vittorio Brognara, nato a Crocetta di Badia Polesine nel 1897, si trasferì in seguito a Ceneselli seguendo la famiglia contadina alla ricerca di lavoro tra stalle e campagne. Fu chiamato alle armi nel settembre 1916 e il 9 ottobre venne affidato alla Brigata Cuneo (8° reggimento), in quei giorni impegnata nell’ottava battaglia d’Isonzo. Il 3 maggio 1917, passò al 18° reggimento della Brigata Acqui e le sue testimonianze confermano i luoghi in cui la stessa Brigata fu attiva. Il primo novembre 1918 la Acqui si trasferisce con la 32° Divisione ad Ala; nel tardo pomeriggio del giorno successivo il caporale Brognara, in qualità di capo pattuglia, ebbe l’ordine di portarsi a Trento, dove entrò all’alba del 3 novembre, anticipando l’arrivo dei cavalleggeri e delle prime truppe italiane. 

Finita la guerra, Brognara nel 1921 si sposò con Maria Massari, sedicenne di Trecenta. Ebbe quattro figli. Continuò il lavoro nei campi come bracciante e come mezzadro, occupandosi con passione anche della cura degli animali nella stalla. Nel 1939 si trasferì a Massa Superiore, che nel 1947 si smembrò nei due comuni limitrofi di Castelmassa e Castelnovo Bariano. In quest’ultimo Brognara visse fino a un paio d’anni dopo l’alluvione del Po del 1951, prima di emigrare con la famiglia a Fagnano Olona, in provincia di Varese. 

Durante i festeggiamenti per il suo centesimo compleanno, per la prima volta iniziò a raccontare dell’esperienza drammatica vissuta in guerra sulle montagne del Carso, con particolari agghiaccianti. Fu in quell’occasione che espresse il vivo desiderio di ritornate a Trento. Il suo desiderio ben presto fu esaudito e il 28 giugno 1997 Vittorio venne ricevuto dall’allora sindaco di Trento, Lorenzo Dellai, che gli conferì la massima onorificenza della città: l’ Aquila di San Venceslao. Il vecchio reduce donò in cambio la sua gavetta. Seguì l’incontro sulla tomba di Cesare Battisti. nel cortile del Castello del Buon Consiglio, con i nipoti del celebre patriota, Mimma e Marco. 

La sua vita si concluse il 26 gennaio 1999, un paio di mesi prima di compiere 102 anni.

Al suo funerale presenziarono i dirigenti provinciali e zonali delle Associazioni Combattentistiche, Ufficiali e un drappello di soldati della vicina Solbiate Olona.

 

Il cavalleggiero Giacomo Ventura (da testo di Alberto Burato) 

Tra i cavalleggeri che nel pomeriggio del 3 novembre entrarono a Trento c’era un altro polesano: Giacomo Ventura. Ebbe modo di conoscerlo Alberto Burato, al quale riferì alcune testimonianze di vita militare. Giacomo Ventura nacque a Guarda Veneta il 10 marzo 1891 e di professione fu contadino, ma con abilità nel cavalcare e nell’uso dei cavalli a scopo di traino.

Dopo l’abilitazione al servizio militare, a seguito della Guerra Italo - Turca venne chiamato alle armi e il 7 novembre 1911 fu assegnato al 7° Lancieri di Milano — 4° Squadrone. Nel 1916 partecipò di supporto alla formazione della 5° Armata destinata all'Altopiano di Asiago per bloccare la Strafexpedition (15 maggio — 16 giugno), disimpegnando compiti esplorativi nei settori di Bassano e Marostica. Durante la Battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre - 3 novembre 1918), mentre il 7° Milano varcava il Piave a Palazzon marciando in direzione di Oderzo, ove il 31 ottobre prese contatto con le retroguardie nemiche, un centinaio di cavalleggeri, tra i quali Ventura, fu assegnato al Gruppo Bombardieri e messo alla guida di artiglieria ippotrainata. Il 2 movembre si trovava a Rovereto, sulla strada per Trento, dove entrava il 3 novembre nel primo pomeriggio. Dopo la guerra si trasferì provvisoriamente a Polesella e dal suo matrimonio nacquero due figli. Si dedicò all’agricoltura, con il ruolo di “capo mastro contabile”. Visse la Seconda Guerra Mondiale con tante ristrettezze, sia economiche che sociali. Alla vigilia delia Campagna d'Etiopia, nel 1935, aveva dato il proprio assenso ad una eventuale chiamata alla spedizione, ma avendo a quel tempo oltre 40 anni venne arruolato. Solo il 31 dicembre 1946 venne definitivamente prosciolto dal servizio militare. Riportata la dimora a Guarda Veneta, nutrì fiducia nella ricostruzione post bellica e lo dimostrò partecipando alla vita pubblico-amministrativa, sempre con la sua fede socialista. A seguito delle lezioni politiche del 27-28 maggio 1951, venne eletto consigliere comunale nelle liste del PSI. Morì a Guarda Veneta il 13 aprile 1992 dopo aver ricevuto l'anno prima, all'età di cento anni, una targa per mano del sindaco di Guarda Veneta, Gaetano Burato, in occasione dell'anniversario della vittoria celebrato in sala consiliare.